Il modello Bologna Soccorso

a cura di Marco Vigna
Estratto dal libro “50 anni di professione infermieristica a Bologna: gli infermieri si raccontano”

1967

L’Ente Ospedali di Bologna approva la realizzazione del Ce.P.I.S.* Centrale Operativa gestita dagli ospedali

Nel 1967 non sono ancora state attivate le Regioni (arriveranno nel 1970), né il Servizio sanitario nazionale, né le USL (previste 11 anni dopo, nel 1978, dalla legge 833). Alla fine degli anni ‘60 l’organizzazione sanitaria è ancora fondamentalmente regolamentata dal Regio decreto 30 settembre 1938, n.1631 (c.d. decreto Petragnani), che peraltro non prevedeva ancora, tra i requisiti minimi degli ospedali, neppure quello del Pronto Soccorso (introdotto come requisito fondamentale dalla c.d. “legge Mariotti”, la legge n. 132/68). Pur tuttavia in questo contesto a Bologna, per la prima volta in Italia, una Amministrazione Ospedaliera delibera la realizzazione di una centrale operativa di coordinamento delle ambulanze: “Delibera n. 376 del 18 maggio 1967 Prot. Gen. N. 6465 (n. 49 odg) “Esame di una proposta del Direttore Sanitario dell’Ospedale Maggiore “C.A. Pizzardi” relativa alla istituzione di un Centro di Pronto Intervento Sanitario (Ce.P.I.S.)”.

L’idea di attivare una centrale operativa sanitaria era principalmente sostenuta dal Prof. Vittorio Sabena, Direttore Sanitario dell'Ospedale Maggiore "C.A. Pizzardi", e dal Prof. Paolo Nanni Costa, Primario del Reparto di Rianimazione, ambedue sollecitati dai numerosi “..episodi dolorosi e talvolta drammatici che si sono verificati nella nostra città..” e convinti, dopo la visita alla centrale londinese "Emergency Bed Service” che molti di questi casi potessero essere risolti con la realizzazione di una struttura di coordinamento gestita dall’Ospedale.

Viene altresì individuata l’attrezzatura necessaria alla centrale nella quale hanno particolare rilevanza ”..2 registratori a nastri che consentono la documentazione delle comunicazioni in arrivo e in partenza del Ce.P.I.S. ..”. Ulteriore elemento che anticipa di anni le scelte del futuro 118 è l’indicazione del personale di centrale: “...Il personale non può essere inferiore a 5 impiegate, esperte telefoniste (possibilmente Infermiere Professionali o Assistenti Sanitarie Visitatrici).. Il Ce.P.I.S. dovrà essere diretto da un direttore tecnico (possibilmente medico)..”.

Per quanto riguarda il personale dei mezzi di soccorso, il progetto prevede due livelli di ambulanza (con o senza medico) ed affronta il problema dell’inattività dei medici di ambulanza che si preferirebbe fossero messi a disposizione da un reparto di rianimazione: “Oltre alle comuni autoambulanze dovrà essere sempre disponibile (preferibilmente in stazionamento presso un Ospedale) una ambulanza attrezzata per soccorsi di grande urgenza, ma soprattutto che rechi a bordo un medico particolarmente esperto nei così detti interventi di rianimazione (intubazione, respirazione artificiale strumentale ecc.) e che diriga e controlli il trasporto del malato .... La necessità del medico sull'ambulanza è evidente .. Un medico con tale esperienza non può però restare in attesa nelle 24 ore presso l'ambulanza, mentre in qualsiasi momento può venire staccato da un Ospedale che disponga di un servizio di anestesia e rianimazione con diversi medici sempre presenti..”. La delibera anticipa di anni anche la necessità di realizzare il collegamento radio tra ambulanze e centrale: “...l'ambulanza attrezzata dovrà essere munita di un radiotelefono che le consenta di mantenersi in contatto col Ce.P.I.S. Non appare invece indispensabile che tutte le ambulanze siano munite di tale apparecchiatura per quanto la istituzione di un ponte radio generale alle ambulanze e al Ce.P.I.S. potrebbe in alcuni casi sveltire il servizio e consentire di preavvertire l'Ospedale delle reali condizioni del malato in arrivo...".


1968

Il progetto Ce.P.I.S. viene sospeso in conseguenza della iniziativa del Ministero della Sanità di istituire il “Numero telefonico unico nazionale 116 per le chiamate di pronto soccorso sanitario stradale”

Nel 1968 il progetto risulta bloccato; da una nota del 13 marzo 1969 (prot. 1600/150) reperita presso l’archivio dell’Ospedale Maggiore di Bologna, il Direttore Sanitario, rispondendo ad una nota del Dott.Giuseppe Carucci – Segretario generale dell’Ospedale S.Anna ed Uniti LL.PP di Camerlata, Como – cita che: ”il progetto Ce.P.I.S. è stato fermato per la istituzione dei numeri 116 e 113, ma forse potrà presto ripartire...”.


1970

Il progetto Ce.P.I.S. viene presentato al nuovo Assessorato Regionale

Il 7 giugno 1970 nasce la Regione Emilia–Romagna. L’amministrazione Ospedali di Bologna presenta il progetto Ce.P.I.S. all’Assessore alla Sanità (Bulgarelli) ”...che ne riconobbe la validità dichiarando sin da allora che tale struttura non poteva essere limitata alla città ma si doveva prevedere per il futuro a livello regionale". Dalla documentazione agli atti (posizione 150 archivio ex USL 27 di Bologna) si comincia a rilevare una certa insofferenza della Regione che, muovendosi su uno scenario programmatico di ambito regionale, poco tollera le iniziative delle singole Amministrazioni Ospedaliere allora ancora dotate di forte autonomia.


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